martedì 6 dicembre 2011

La conclusione della diatriba Lotus non accontenta nessuno

Il 2011 della Formula 1 è stato caratterizzato, tra le altre cose, dalla lunga "querelle" giuridica legata al nome Lotus. Prima di analizzare le conseguenze di questa vicenda, riassumiamo brevemente quanto è accaduto, a beneficio dello spettatore "medio", che non ha avuto modo di essere debitamente informato (soprattutto se si è limitato alle fonti italiane).
Dopo il ritiro dalla Formula 1 del Team Lotus alla fine della tragica stagione 1994, il gruppo industriale "Lotus", per ben 15 anni, si è negato a qualunque iniziativa volta al ritorno dello storico marchio nel circus iridato. La Lotus Cars ha più volte ribadito, in tale periodo, la propria mancanza di interesse per la Formula 1, nonostante diversi soggetti abbiano tentato di coinvolgere l'azienda del compianto Colin Chapman in vari tentativi di "recupero".
Poi, nel 2010, il giovane industriale Malese Tony Fernandes, appassionato di formula 1 e dello storico marchio Lotus, decide di aggirare il problema, acquistando dal suo legittimo proprietario (l'ex campione del mondo James Hunt) il nome "Team Lotus", giuridicamente distinto da quello della fabbrica di automobili. Fernandes recupera in pieno l'autentico spirito del grande Colin Chapman, aprendo una sede tecnica in Inghilterra, e dando vita ad una piccola ma ambiziosa squadra sportiva, in cui recluta personale appassionato e motivato. Per i tanti ammiratori del marchio inglese sparsi per il mondo non c'è alcun dubbio: si tratta del ritorno della Lotus in Formula 1.
Improvvisamente l'azienda Lotus Cars, che per 15 anni si è categoricamente dichiarata "non interessata" alla Formula 1, scopre un repentino interesse per tale campionato e decide di entrarne a far parte come sponsor del Team Renault. Se le motivazioni di questa mossa sono insondabili, la tempistica appare quantomeno discutibile.
Evidentemente non paghi di questa autentica imboscata, i vertici del gruppo industriale inglese hanno poi tentato di sottrarre legalmente a Fernandes il diritto ad utilizzare il nome "Lotus" per il suo team, ma i vari gradi di giudizio hanno invece dato ragione all'imprenditore malese. Nonostante ciò, con una lezione di grande signorilità, Tony Fernandes ha deciso spontaneamente di rinunciare a quel nome che aveva regolarmente acquistato e riportato in auge con passione.
Nel campionato di Formula 1 del 2012, pertanto, il team anglo-malese appare iscritto con il nome di "Caterham" (marchio "cugino" di Lotus fin da 1973, recentemente acquistato proprio da Tony Fernandes), mentre quello che è stato il team Renault ha inserito il suo "main sponsor" Lotus nella denominazione ufficiale (un pò come "Vodafone" per la McLaren o "Marlboro" per la Ferrari).
Ciò che non hanno considerato in casa Lotus (l'azienda) è che nè i soldi nè le battaglie legali possono comprare il favore degli appassionati. Da estimatore Lotus di vecchia data (ebbene sì, fin dai tempi di De Angelis e Mansell) non posso e non voglio riferirmi al team di Enstone con il nome coniato dal mitico Colin Chapman, che non avrebbe mai appoggiato una operazione commerciale meschina come quella messa in atto dagli attuali proprietari della azienda.
Non ho ancora deciso con quale nome menzionare la squadra nera-oro (anche quella della colorazione soffiata al rivale è stata una mossa di evidente bassezza), forse con quello del gruppo lussemburghese Genii Capital che la possiede, ma di sicuro non con lo storico nome britannico. Per quanto mi riguarda, e sono certo che sia così per tutti i fans di lungo corso, l'autentico spirito del Team Lotus, continuerà a sopravvivere nella squadra di Tony Fernades, con qualunque nome risulti iscritta.