martedì 16 novembre 2010

La Red Bull avrebbe perso se avesse attuato i giochi di squadra consigliati dai "fini strateghi" italiani

In seguito alle ben note vicende di Hockenheim tutti i giornalisti e gli opinionisti italiani si sono affrettati a giustificare l'operato della Ferrari, seguiti a ruota dalle tante "pecore" (senza offesa per gli ovini) che affollano il nostro Bel Paese. E' così in tanti si sono riempiti la bocca con sentenze come "i giochi di squadra esistono sin dai tempi di Nuvolari"... a parte il fatto che Mazzoni e compagnia cantante sembrano far finta di dimenticare che l'articolo 39.1 del regolamento sportivo vieta gli "ordini di scuderia" e non i "giochi di squadra" (due cose ben diverse), visto che il suddetto articolo è stato introdotto nel 2002 e che Tazio Nuvolari è morto nel 1953, forse bisognerebbe regalare un pallottoliere a questi pensatori "indipendenti". Sarebbe come dire che l'uxoricidio non è reato perchè esiste dai tempi dell'antica Persia... beh, ci auguriamo che questi novelli giuristi non si sposino mai.
Ma i "fini strateghi" che hanno supportato l'illecita (è bene ricordarlo) condotta Ferrari si sono spinti oltre, criticando la Red Bull che non si omologava a tale standard di sportività imponendo ai suoi piloti un risultato deciso "a tavolino". In tanti hanno sostenuto che in Brasile avrebbero dovuto lasciar vincere Webber piuttosto che Vettel, in modo da massimizzare le possibilità di conquistare il titolo piloti. Ora, so che parlare col senno di poi è facile, ma la tentazione di fare due conti e sbugiardare la presunta "astuzia" di questi "esperti" è troppo forte. Se Vettel avesse lasciato passare Webber a Interlagos, ora si ritroverebbe con 7 punti in meno che avrebbero consentito ad Alonso di laurearsi campione del mondo. Non mi si venga a dire che con Webber a solo 1 punto di distacco da Alonso le cose si sarebbero svolte diversamente: Mark era evidentemente poco competitivo ad Abu Dhabi, lo si è visto sia in qualifica che in gara e non avrebbe saputo comunque sopravanzare Fernando. Dunque se i "giochi di squadra" alla fine non hanno pagato per la Ferrari, sarebbero risultati deleteri anche per la Red Bull, se li avesse attuati, e questo sarebbe bene ricordarlo a Mazzoni, Giovannelli and company, prima che tornino a sputare le loro sentenze.
Per una volta, lasciatemi difendere la Ferrari dai tanti "guru della strategia" che ora gridano allo scandalo accusando il muretto della scuderia italiana di incompetenza e chiedendo addirittura le dimissioni di qualcuno: seguendo i consigli di questi "esperti" perfino la Red Bull avrebbe perso il mondiale, quindi non hanno il minimo titolo per criticare la strategia adottata ad Abu Dhabi. Alonso e la Ferrari hanno fatto il loro dovere stando davanti a Webber, e non c'era modo di prevedere la ritrovata competitività di entrambe le McLaren. Per stare davanti a Rosberg e Petrov poi, l'unica soluzione sarebbe stata condividere il loro azzardo di fermarsi ai box in occasione del regime di safety car, soluzione impensabile per il leader della classifica.

Nessun commento:

Posta un commento