
La decisione del team di Faenza potrebbe sembrare incomprensibile se si desse credito alle stime sul supposto vantaggio prestazionale portato da tale soluzione aerodinamica proposte di continuo dai cronisti RAI e da una parte della stampa italiana. In realtà, come spesso accade, tali stime appaiono estremamente superficiali ad un esame solo poco più attento.
Chi punta il dito sul dispositivo McLaren esaltandone il presunto vantaggio che produrrebbe dimentica forse che la Formula 1 non è uno sport motoristico di pura velocità e che i Gran Premi non si disputano su circuiti ovali come avviene per alcune categorie statunitensi.

Il motivo è semplice: gli autodromi sono costituiti da un complesso di tratti veloci e guidati pensati per esaltare l'equilibrio tra motore, telaistica, assetto, aerodinamica e talento di guida. Oltretutto il tempo di percorrenza dei rettilinei, su tutte le piste, è sensibilmente inferiore a quello dei tratti misti. Se il tempo sul giro delle Red Bull è migliore di quello delle McLaren pur con velocità di punta inferiori è evidente che le monoposto austriache accumulano nei tratti misti un vantaggio superiore al gap accusato invece nei rettilinei.
Che poi una monoposto performante nel misto sia penalizzata sul veloce è lapalissiano perchè ciò che permette di andare forte nei tratti guidati è il carico aerodinamico, componente che notoriamente limita la velocità massima, senza tirare in ballo condotti "miracolosi". Tutto il carosello mediatico avrebbe senso se la McLaren avesse mostrato un vantaggio sul misto (grazie ad un carico aerodinamico superiore alla concorrenza) per poi non pagarne nemmeno lo scotto in rettilineo grazie al sistema di "stallo" dell'ala posteriore. Ma non è così: la McLaren è veloce sul dritto perchè ha un minore carico aerodinamico, e infatti mostra un evidente limite sul misto nel confronto con la Red Bull.

Insomma, la prossima volta che sentite qualcuno parlare di questo grande vantaggio apportato dal "F-duct" alla McLaren, fatevi un favore: cambiate canale...
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