venerdì 3 luglio 2009

Il punto della situazione

Vediamo di riassumere lo stato attuale della "querelle" FIA-FOTA. Le scuse di Montezemolo richieste da Mosley non sono arrivate: il presidente della Ferrari ha optato per una linea di "basso profilo" ringraziando Mosley per la sua presidenza della Federazione e confermando la soddisfazione per gli accordi raggiunti. L'atteggiamento vorrebbe essere quello di una diplomatica superiorità alle beghe personali, ma sarebbe risultato più credibile se avesse evitato di alimentare tali polemiche sin dall'inizio.
Mosley sostiene di star ricevendo pressioni per restare alla guida della FIA e che in FOTA si è sbagliato a "danzare sulla sua tomba fintanto che lui è ancora vivo". La sua personale intenzione sarebbe comunque quella di mollare a fine mandato. Ha però affermato che alcune considerazioni potrebbero spingerlo a ricandidarsi: se la FOTA e l'industria automobilistica acquisissero eccessivo potere presso l'autorità sportiva si genererebbe un conflitto di interessi e lui non vuole permettere che la sua rinuncia venga fatta passare per una "resa".
Quello che proprio non è andato giù a Mosley è l'esser stato definito un "dittatore" dalla stampa italiana. Ha poi rincarato la dose affermando che Montezemolo è solo una figura di rappresentanza che "nessuno prende realmente sul serio, nemmeno in Fiat, dove a comandare è Sergio Marchionne".
Ma l'evoluzione più clamorosa si è avuta quando Mosley stesso ha indicato come suo successore che vedrebbe con favore, quel Jean Todt tradizionalmente vicino alla Ferrari. Che alcuni membri della FOTA si opponessero a tale candidatura era prevedibile, ma lo era meno che Montezemolo stesso prendesse le distanze dalla proposta. E così veniamo a scoprire che Todt non sarebbe più così vicino alla Ferrari per dissapori con lo stesso Montezemolo, e la stampa italiana, recepite le nuove "direttive", si schiera compatta contro la candidatura del francese, dopo che in molti, solo pochi giorni or sono, avevano ventilato l'ipotesi dello stesso Todt come "salvatore" della FIA (e degli interessi Ferrari presso la stessa).
Ai comuni mortali non è dato ovviamente sapere se la proposta di Mosley riguardo Jean Todt sia stata un'abile mossa per "bruciare" una preziosa carta in mano all'avversario, nè se l'opposizione di Montezemolo sia una altrettanto strategica mossa per ostentare distanza da quello che potrebbe diventare il futuro presidente FIA (in modo da poter dire un domani "non l'abbiamo mica voluto noi"). Quel che è certo è che la "querelle" assomiglia sempre più ad una complessa partita di scacchi.

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